Protesi avvitata: Ti-base e librerie implantari viste da vicino. Non tutto torna!
Più o meno dagli anni ‘90, le sistematiche implantari ci permettono con i loro componenti di rendere rimovibile la protesi fissa. Dopo l’inizio di questo millennio, si sono cominciati a diffondere sia nuovi materiali che nuove tecniche per realizzare protesi dentali. Questi componenti di conseguenza si sono evoluti, tanto da rendere semplificata la realizzazione di ponti avvitati.
Un’altra innovazione negli ultimi anni, nel settore odontoiatrico, è stata l’arrivo degli scanner intraorali, un progresso ancora in atto: protocolli di lavoro completamente rinnovati e potenzialità della nuova tecnologia ancora da scoprire.
Attualmente il protocollo più diffuso in protesi avvitata è la realizzazione della stessa da flusso digitale. Sia utilizzando impronte analogiche, che digitali.
Per la realizzazione della parte che ingaggia sull’impianto si seguono sostanzialmente due protocolli:
- il primo è l’utilizzo di componenti eseguiti dall’azienda implantare o da aziende che producono componenti compatibili ma entrambe con macchinari dedicati a questo tipo di geometrie, i torni.
- Il secondo prevede un progetto al CAD della protesi compresa del design della connessione implantare. Questo protocollo però non permette di eseguire ponti con i torni (mentre gli elementi singoli sì!), ma solamente con i fresatori. Questi ultimi difficilmente sono in grado di dare la stessa precisione e la stessa ripetibilità dei torni, a basso costo.
Protesi avvitata e ruolo della TI-Base: funzione, materiali e personalizzazione
La soluzione che meglio si addice alla costruzione di protesi avvitata, con protocolli facilmente ripetibili è l’utilizzo di TI-Base da incollaggio. Oltre l’enorme vantaggio di poter utilizzare componentistica originale, questo protocollo ci dà la possibilità di riprodurre la migliore posizione possibile delle connessioni che si interfacciano con gli impianti, e al minor costo possibile.
Oggi il TI-base è tra i componenti di maggior utilizzo.
Nel nostro centro di progettazione e di produzione, abbiamo avuto la possibilità di poter lavorare con tantissime tipologie di TI-Base. Abbiamo preso questa opportunità per analizzare le loro geometrie e le relative librerie.
Il risultato? Le TOLLERANZE e le geometrie dei vari sistemi sono tutte diverse.
Di fronte a questa situazione è stata immediata la necessità di capire:
Quali caratteristiche tecniche e che geometria dovrebbe avere un TI-Base per soddisfare le varie esigenze dei flussi digitali?
Quanto dovrebbe essere lo spazio – cemento impostato dalle aziende nelle librerie per permetterci di lavorare in modo corretto?
Le risposte certamente devono tener conto di una premessa fondamentale per valutare un Ti-base, cioè che il suo utilizzo, in protesi direttamente da impronta digitale, sta vertiginosamente aumentando. Inoltre, quest’analisi deve far riferimento ad un utilizzo massivo ed eterogeneo dei maggiori componenti presenti in commercio, tanto da poterne capire i pro e contro di ognuno di questi.
La geometria ideale per un T-base è quella di soddisfare le principali richieste che arrivano in laboratorio. Le più importanti per noi sono:
- Stabilità prima della cementazione (zero tolleranza). Questa caratteristica è la principale, considerando la necessità di poter effettuare la cementazione senza l’ausilio di un modello, cosa molto frequente nei flussi digitale. La stabilità massima si ottiene portando a zero la tolleranza, solo su alcune parti. Le zone che entreranno a contatto, nella zona di cementazione, dovranno essere molto ridotte tanto da potersi eventualmente deformare.
- Altezza regolabile. Con questa possiamo adattare il Ti-base al progetto che stiamo eseguendo, senza dover cambiare il componente. Questa caratteristica, di conseguenza, ci permette di ridurre il magazzino.
- Canale vite angolato. In protesi avvitata questa caratteristica ci permette di cambiare l’asse di entrata della vite rispetto all’asse impianto. Fondamentale per l’estetica.
- Ritenzione meccanica. Per una maggiore garanzia di tenuta nella cementazione.
- Versione rotazionale. Molto utile per lavorazioni con più elementi uniti.
- GH di varie altezze. Necessario per adattarsi alle diverse altezze della mucosa.
- Testa vite conica. Nei casi in cui l’angolo del canale vite fosse molto inclinato, la testa vite più stretta nella parte superiore ne facilita il passaggio della stessa nel canale.
Alcune aziende considerano la vite un componente integrato al Ti-base tanto da non renderlo rimovibile. Altre filettano il passaggio vite all’interno del Ti-base, impedendone una fuoriuscita accidentale e garantendo un inserimento guidato. Per le nostre esperienze maturate queste due caratteristiche non sembrano fondamentali.
Ti-base con una superfice da incollaggio molto ridotta rischiano di penalizzare la tenuta nel tempo, come lo spazio cemento eccessivo.
Lo spazio cemento impostato nelle librerie varia notevolmente tra le varie aziende. Molte di queste inseriscono uno spazio cemento uniforme oltre i 3 centesimi, per noi eccessivo. Tolleranze di questo tipo comportano troppo movimento prima della cementazione, rendendo praticamente impossibile il corretto posizionamento.
Due sono i fattori importanti, il primo la stabilità tra il Ti-Base sulla protesi prima della cementazione e l’altro la possibilità di far scorrere il cemento nel momento del posizionamento.
L’ideale è quando ci sono delle zone differenziate nello spazio:
- Zero. Fondamentale per la stabilità prima della cementazione. Queste zone hanno una superfice molto ridotta, altrimenti sarebbero da ostacolo all’inserimento del Ti-base
- 2 centesimi + o -. Zona necessaria per la stabilità a cemento indurito, e sono la maggioranza
- 3 centesini + o –. Corridoi di scorrimento per il cemento ma di solito anche con la funzione di sottosquadro, per una maggiore ritenzione (meccanica).
Dalla nostra analisi è emerso che pochi Ti-base hanno molte di queste caratteristiche, solo alcuni di ultimissima generazione. Si distingue ASC Medentika.
Altri, anche non progettati negli ultimi anni, hanno comunque alcune delle principali caratteristiche, sopra descritte, da renderli più che validi anche per cementazione da impronta digitale. In commercio, per noi, sono presenti ancora molti Ti-Base con caratteristiche insufficienti per lavorare da impronta digitale.
A causa di questo, molti dei nostri clienti ci richiedono di intervenire in fase di produzione per recuperare l’eccessivo movimento. Grazie a software CAM che permettono di eseguire strategie personalizzate, possiamo intervenire “manualmente” fino ad ottenere il giusto fitting tra Ti-base e corona.
Inoltre, abbiamo realizzato delle strategie specifiche anche per creare ritenzioni meccaniche all’interno della cavità di cementazione, con il fine di aumentarne la ritenzione.
Conclusioni e prospettive future per le protesi avvitate, Ti base e librerie implantari
È auspicabile che nel prossimo futuro tutte le aziende realizzino Ti-base e relative librerie progettate per flussi digitali da scanner intraorali, tanto da permettere cementazioni del Ti-base dirette senza modello.
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